Animali portafortuna - 2 2004. Acrilico e inchiostro serigrafico su carta 2 pezzi 100x70 cm.

Mutazioni, by Giuseppe Varone, Palazzo dei Capitani, Ascoli Piceno 2009

Francesco Calia, Elmerindo Fiore, Antonio Patrino e Gaetano Zampogna

“Mutazioni”

Ascoli Piceno, Palazzo dei Capitani, dal 19 marzo all’ 11 aprile 2009

Giovedì 19 marzo 2009 alle ore 18,00 presso il Palazzo dei Capitani d’Ascoli Piceno si inaugurerà la mostra Mutazioni di Francesco Calia, Elmerindo Fiore, Antonio Patrino e Gaetano Zampogna.

I quattro artisti sono stati i promotori nel 1989 del gruppo Artmedia.

Da quell’esperienza, che fa da prologo alla mostra, essi propongono le loro evoluzioni linguistiche con opere che si articolano su registri espressivi estremamente diversificati per poetica e per tecniche. “Mutazioni”, quindi sia rispetto alle direttive teoriche del gruppo, sia rispetto al personale e, per certi versi, labirintico percorso individuale.

La mostra sarà aperta con la performance di Emerindo Fiore dal titolo IO E’ LA REGINA GIOVANE, opera d’aria.

Palazzo dei Capitani

Piazza del Popolo, Ascoli Piceno

Orario:

Tutti i giorni 9.30 – 13.00 / 15.00 – 19.00

Ascoli Piceno, Assessorato alla Cultura

P.za Simonetti 36 – 63100

Tel. 0736-2771

I quattro artisti sono stati tra i promotori nel 1989 del gruppo Artmedia. Da quell’esperienza, che fa da prologo alla mostra, essi propongono le loro evoluzioni linguistiche con opere che si articolano su registri espressivi estremamente diversificati per poetica e per tecniche. “Mutazioni”, quindi sia rispetto alle direttive teoriche del gruppo, sia rispetto al personale e, per certi versi, labirintico percorso individuale.

MUTAZIONI

    Ascoli Piceno è città fantastica, se poi hai la fortuna di vederla in una sorprendente giornata primaverile di pioggia e neve allora se ne capisce perfettamente il perché.

E fantasmatica deve essere sembrata a chi era presente in Piazza del Popolo sabato 19 marzo duemilanove, poco prima del buio.

Una modella in calzamaglia nera, con il viso nascosto dietro una maschera dorata, liberava un immenso aerostato con l’immagine della Regina Elisabetta in effigie.

Il pallone, nella sua ascensione (e Ascensione è il nome del Monte che si vede dalle rue della città) ha costretto gli occhi dei testimoni al blu residuo del cielo, regalando al tramonto la sua luna nera.

    Cominciava così l’opera d’aria “Io è la Regina giovane” dell’artista Elmerindo Fiore, che inaugurava Mutazioni. C’è nel titolo la dichiarazione d’intenti dei quattro artisti che sono stati fra i promotori nel 1989 del gruppo Artmedia.

“Da quella esperienza, che fa da prologo alla mostra, essi propongono le loro evoluzioni linguistiche con opere che si articolano su registri espressivi estremamente diversificati per poetica e per tecniche”…(E. Fiore)

    La modella, attraversando una nuvola di fumo, introduceva gli ospiti nel Palazzo dei Capitani anticipandone il percorso fino al piano superiore dove in una stanza, incastrato tra due colonne, si ritrovava il pallone, rosso questa volta d’attriti, sgravato dal peso della monarchia che ci guardava a testa in giù da uno specchio ovale, autoritratto dell’autore.

Seguendo l’invisibile filo dell’AriannaFiore si aprivano i corridoi dell’esposizione. Nel dipanarsi delle stanze si potevano vedere in excursus le opere, per la maggior parte di grande formato, dei 4 artisti.

    Francesco Calìa, con le sue immagini fotografiche monocromatiche (Schermi sensibili 2005 e Memoria random 2008) interviene nella stringente geometria del colore a creare vetrofanie che costringono lo spettatore a una spietata biografia della perdita.

    Elmerindo Fiore oltre alla performance presenta i suoi tableau vivant dove continua a perpetrare la sua sparizione attraverso l’identificazione con il Sé. 

    Antonio Patrino nella sua stratificazione dei linguaggi sceglie invece il monocromatismo dell’acrilico olio, grafite e polvere da sparo, pronto a farlo esplodere nella miccia del “Deja vu?” concedendoci le attenuanti del punto interrogativo.

    Gaetano Zampogna contamina la sua pittura figurativa nelle mitologie mediatiche, riesce in “un’analisi ironica e tragica del reale” (G. Varone) a mettere in scena la macelleria silente dell’assurdo e nelle vetrine autoreferenziali il ritratto raffreddato dell’Umanesimo.

L’intervento costante, sulle tele, della scrittura nonsense cerca di destabilizzare il luogo comune della storia, come recita uno dei suoi gratta e vinci “can che abbaia non nuota”.

Sergio Zuccaro (poeta)

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